ARRIVA LA TASSA SUI CONTI CORRENTI

Pubblicato il 30 Giugno 2020

Tra le tasse fisse che ogni anno si ripetono identiche, il 30 giugno i risparmiatori si sono visti prelevare direttamente sui propri conti correnti bancari o postali l’imposta di bollo, cioè la tassa proprio sui conti correnti.

Si tratta di una sorta di patrimoniale che garantisce alle casse dello Stato un introito per nulla irrilevante incidendo direttamente sulla liquidità dei cittadini e di soggetti quali aziende, imprese e i titolari di partita Iva, che devono fare i conti con adempimenti amministrativi e fiscali simili come le marche da bollo ben note a chi emette fattura.

L’imposta di bollo, difatti, ammonta a 34,20 euro all’anno per le persone fisiche e a 100 euro per i soggetti giuridici ed è omogenea in quanto rappresenta una tassa fissa legata al solo fatto di avere un conto corrente aperto e non all’ammontare dei depositi o al numero delle operazioni effettuate. Inoltre, a differenza degli altri adempimenti fiscali, la somma non dovrà essere versata dai contribuenti ma sarà prelevata direttamente dai conti correnti e anche dai libretti di risparmio bancari e postali, che non sono esclusi da questo prelievo forzato.

Dato il rinvio di alcune scadenze fiscali che nel corso dei mesi si sono succedute a causa dell’emergenza Covid, in molti avevano ipotizzato o sperato che anche per la tassa sui conti correnti potesse esserci uno slittamento che, però, non è arrivato. Così a fine giugno si è pagata, come da 50 anni ad oggi, la tassa su conti correnti e libretti postali.

Quindi, oltre all’Imu, al bollo auto che scade in alcune regioni, e il Saldo e acconto Irpef, Ires e Cedolare Secca per i dipendenti, pensionati e che non ha una partita Iva, si aggiunge tra le spese che gli italiani dovranno mettere in conto, con il rischio di un vero e proprio salasso per i contribuenti già duramente colpiti da questi ultimi mesi di lockdown.

Fortunatamente ci sono, però, degli esentati. I primi sono coloro i quali abbiano un limite di giacenza media al di sotto dei 5mila euro che non pagano. Stessa fortuna per chi ha solo carte prepagate anche se dotate di un codice Iban bancario, per chi ha i conti correnti Paypal e per i possessori di un conto corrente bancario o postale che dichiarino, però, in indicatore Isee (Indicatore situazione economica equivalente) inferiore a 7.500 euro.


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