BIANCANEVE MAI BACIATA DAL PRINCIPE AZZURRO

Pubblicato il 9 Agosto 2019

I fratelli Grimm, nello scrivere la storia di Biancaneve, si sarebbero ispirati a una donna realmente esistita.

A mettere sotto i riflettori la storia e il potere ispiratore della baronessa Maria Sophia von Erthal è la sua lapide che è stata restaurata e appena esposta nel museo diocesano di Bamberga, nel sud della Germania.

La sua storia era ben nota all’inizio del XIX secolo, ha detto il direttore del museo, riferendosi al periodo in cui nel 1812, Jacob e Wilhelm Grimm pubblicarono la prima edizione della favola di “Schneewittchen” (“Biancaneve”), assurta a notorietà planetaria assieme ai sette nani con il cartone animato di Walt Disney del 1937.

I fratelli Grimm scrivevano ispirandosi a storie ascoltate da gente del posto e le analogie ispiratrici sono varie: fra l’altro il padre, vedovo, si era risposato con una donna autoritaria che prediligeva i propri figli naturali, creando la figura della regina-matrigna. La zona era un centro famoso per la produzione di specchi (da qui probabilmente quello “delle mie brame”) e il genitore della baronessa possedeva una fabbrica.

Le figure dei sette nani avrebbero tratto ispirazione dagli uomini di piccola statura che venivano impiegati in una vicina miniera e che erano selezionati perché più adatti a entrare nei suoi bassi cunicoli.

Nella storia della baronessa mancano invece altri elementi della fiaba. In particolare la bara di cristallo, la mela avvelenata e soprattutto il “principe azzurro” dettaglio non trascurabile.


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