PROPOSTA LAVORO: 30 ORE PER TUTTI E 750 MILA NUOVI POSTI

Pubblicato il 13 Maggio 2020

Lavorare meno, lavorare tutti in 4 modi: contratti stabili meno costosi fino a 30 ore settimanali, incentivi ai part-time volontari, penalizzazione fiscale delle ore di straordinario oltre una data soglia, part-time come prassi nel pubblico impiego. Quattro misure che potrebbero portare a 750 mila occupati in più all’anno per un costo di 2,8 miliardi a regime. Ma anche a una riduzione dei salari.

È la proposta di legge, di alcuni deputati, tornata di attualità ora che ci si affaccia alla fase 2 della pandemia che presenta incognite su posti di lavoro bruciati e milioni di lavoratori impoveriti.

In attesa che il Pil riparta, anziché lasciare le persone fuori dal mercato del lavoro a vivere di espedienti o di reddito di cittadinanza, occorre allineare il mondo del lavoro al pari di altri Paesi europei come ad esempio la Germania: in Italia si lavora di più (180 ore contro 160 al mese) ma con una produttività più bassa.

Ecco dunque la proposta. Si introduce un taglio del cuneo fiscale di 4 punti – dal 33 al 29% – per i nuovi contratti a tempo indeterminato fino alle 30 ore: i contratti esistenti non vengono toccati. Se un datore vuole fare un contratto di 36 ore è libero di farlo, ma lo sgravio riguarda solo le prime 30 ore. E si distribuisce in modo paritario tra impresa (2 punti) e lavoratore (2 punti): l’impresa ha contributi più bassi da pagare, il lavoratore una busta paga un po’ più pesante.

Si devono adeguiare i contratti di lavoro ad un nuovo standard orario settimanale: si passa da 40 a 38 ore più 4 di straordinari, per un totale di 42. Oggi invece è possibile sommare fino a 8 ore di straordinario, per un totale di 48. L’impresa può anche arrivare a 50 ore settimanali. Ma se nel corso dei sei mesi successivi non riesce a compensare quel picco produttivo, tutte le ore di straordinario eccedenti sono tassate il 50% in più.


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