REDDITO DI CITTADINANZA, ORA SI LAVORA PER I COMUNI

Pubblicato il 14 Gennaio 2020

Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’8 gennaio 2020 del decreto del ministero del Lavoro, i beneficiari del Reddito di cittadinanza hanno un nuovo obbligo: quello di svolgere i cosiddetti “progetti utili alla collettività” (Puc) nel Comune di residenza.

In pratica, si tratta di lavori socialmente utili a beneficio della collettività ai quali i percettori di Reddito di cittadinanza sono obbligati nell’ambito del patto per il lavoro e del patto per l’inclusione sociale.

Si dovrà quindi garantire la propria disponibilità per la partecipazione a progetti, utili alla collettività, da svolgere nel comune di residenza. La mancata adesione al patto da parte di uno dei componenti il nucleo familiare comporta la perdita del reddito di cittadinanza.

Le attività, non retribuite, non devono riguardare lavori o opere pubbliche e i percettori di reddito non possono svolgere mansioni in sostituzione di personale dipendente dall’ente pubblico. Per esempio, nell’ambito della manutenzione del verde pubblico, i lavoratori del Puc potranno fornire un supporto agli operatori degli enti locali, che però mantengono la responsabilità delle attività.

Tra i beneficiari del reddito di cittadinanza non devono garantire l’adesione ai patti per l’inclusione sociale (e quindi ai Puc) gli occupati con reddito da lavoro dipendente superiore a 8.145 euro o autonomo superiore a 4.800 euro; gli studenti; i beneficiari della pensione di cittadinanza; gli over 65; le persone con disabilità; i componenti della famiglia che hanno carichi di cura verso bambini piccoli o disabili e altre categorie.


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